Durante le celebrazioni del Primo Maggio il segretario della Cisl si lascia andare a dichiarazioni antistoriche sul carbone e il nucleare. Uno scivolone che non tiene conto del refendum del 2011. E questi ci devono dire come si esce dalla crisi? Meglio fidarsi degli industriali tedeschi…
Povera Italia. È stato un Primo Maggio diverso dal solito, per certi versi molto più ecumenico e pacificatore, per altri piuttosto preoccupante. Un Primo Maggio in cui anche Bonanni, il segretario del secondo sindacato italiano, si lascia andare a dichiarazioni d’altri tempi sulle questioni energetiche, a sostegno della grande industria. «Non possiamo continuare con un’energia che costa così” dice Bonanni. “Un energia che costa più di qualsiasi altra energia di qualsiasi altro Paese. Ci sono problemi per esempio di blocco per i rigassificatori, ci sono problemi di blocco per centrali che restano ferme, addirittura dal passare dal petrolio al carbone pulito che è l’energia a più basso costo dopo quella nucleare. Bisogna frantumare questo clima che vuole che l’Italia rimanga questa sorta di presepe che è impossibile da modificarsi».
Il segretario Cisl sembra la voce in falsetto del neoministro Zanonato, che si è detto favorevole al nucleare, senza nemmeno nominare il plateale esito referendario del 2011. E’ dunque questo il modello energetico, civile ed economico proposto dai sindacati? Davvero una bella soluzione anticrisi, quella di riesumare il carbone, spalleggiando il killeraggio di Enel sul presunto carbone pulito?
Bonanni è andato oltre criticando il cosiddetto “effetto nimby”. “Basta una piccola minoranza che blocca un’opera» ha detto Bonanni riferendosi aigruppi che si oppongono a nuove grandi infrastrutture ed impianti energetici, «visto che insieme al nucleare il carbone pulito è l’energia meno costosa».
Per fortuna ci capita di ascoltare anche la voce di tecnici, professionisti e industriali
ben più informati e al passo coi tempi, che indicano ben altri percorsi utili al nostro Paese. È il caso del direttore dell’Agenzia Energetica Tedesca (Dena), Stephan Kohler, intervistato da Alleanza per il Clima anche sulle nostre questioni nazionali.
“Se si vuole creare valore aggiunto nel paese, la risposta è l’efficienza energetica” ha detto deciso Kohler, che non è certo un attivista membro di qualche comitato. “Ristrutturare le abitazioni, l’infrastruttura, introdurre l’efficienza energetica nei distretti industriali, costruire impianti di co- e tri-generazione sono tutte attività che devono essere attuate a livello locale, nelle città, lì dove ci sono l’industria e il commercio” ha aggiunto. “L’efficienza energetica ha la specifica qualità di creare lavoro poiché va attuata in un determinato territorio dal settore artigianale, dalle piccole e medie imprese. Per il nuovo governo italiano considero cruciale sviluppare dei programmi in questo ambito, programmi di incentivazione, iniziative per promuovere l’efficienza energetica sul lato della domanda, mobilità inclusa. Ricordiamoci che l’efficienza energetica in molti casi è economicamente conveniente, non stiamo parlando di misure diseconomiche, siamo di fronte ad alti potenziali di risparmio che producono un diffuso effetto positivo”. Insomma l’Italia secondo questa visione, ha bisogno di più efficienza e non di vecchie fonti energetiche pericolose e inquinanti. A volte ci sente più tutelati da un industriale rispetto ad un sindacalista.
da terra nuova
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