
Da Paesaggi di Decrescita
Il 4 novembre si sta preparando il primo attacco nazionale sincronizzato di guerrilla gardening, su iniziativa dei gruppi Badili Badola di Torino e Giardinieri Sovversivi Romani .
E’ un evento nuovo nel panorama del nostro paese, che tenta di coordinare e mettere in rete “attacchi verdi”, che generalmente si consumano in modo sporadico, non connesso, nei più vari contesti, con caratteristiche diverse, e con (talvolta) sconfinamenti nel green-design e qualche deriva “eco-chic”.La storia della greenguerrilla ha ormai più di qualche decennio: i primi furono i “Peace Corps-types from the Post-Flower Power Generation”, che negli anni Settanta, lanciando palline di natale e palloncini riempiti di terra e semi in un lotto abbandonato, lo trasformarono in un giardino.
Nel nostro paese questa “attività sovversiva” è stata importata recentemente, in seguito al successo del libro di Michela Pasquali sui giardini di Loisaida, quartiere degradato nel Lower East Side di Manhattan, divenuto oggi il garden district di New York, per merito di un fenomeno spontaneo di partecipazione e di autorganizzazione dei cittadini.Il movimento guerrilla gardening trae spunto dai cugini statunitensi, ma si pone in modo più soft nei confronti dell’ambiente urbano: niente espropri o occupazioni di vacant lots, ma una resistenza attiva al degrado attraverso piccoli atti dimostrativi di “giardinaggio libero d’assalto”.
Le caratteristiche essenziali di un attacco sono: sorpresa, anonimato, progettazione minuta dell’intervento, scelta accurata delle piante, eventuale uso di seed-bombs, pianificazione della gestione successiva all’attacco e, perché no, un pizzico di irriverenza.Ma ognuno è libero poi di declinarle a modo suo.Si tratta, nella maggior parte dei casi, di azioni semplici, di una sorta di flash mob verdi che non pretendono di cambiare il mondo, ma tentano di persuadere gli scettici che una altro mondo (urbano) è possibile.
Azioni che rivendicano cura, bellezza, amore per i propri paesaggi di vita, convinti che anche un fiore può fare la differenza, e cambiare il nostro sguardo sulle cose.Ma dove sta la novità di questo evento? Quali gli obiettivi, le strategie, i fini?
Credo che la forza di questo “attacco congiunto” stia nella semplicità di un’onda di indignatos che, come altri movimenti simili che attualmente manifestano in molte parti del mondo, rivendica etica, bellezza, attenzione, responsabilità.Una operazione di giardinaggio “spontaneo” basato su iniziative locali, ma con lo sguardo puntato su cambiamenti globali.Quale sarà l’esito di questo sforzo di democrazia-verde diretta, di questo vento nuovo che inizia un po’ ovunque a soffiare?
Difficile da prevedere. In ogni caso sarà un modo per cercare di innescare un processo educativo, per promuovere non solo luoghi e spazi verdi, ma soprattutto attenzioni.
Per gridare in tanti, per un giorno, in tutto il paese: stay green!
Per maggiori informazioni: http://www.guerrillagardening.it/
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