Da: Ilcambiamento.it
Gli italiani sono ancora grandi mangiatori di spaghetti, rafforzati, nelle loro scelte alimentari, dai riconoscimenti che nutrizionisti di tutto il mondo tributano alla dieta mediterranea.Il grano duro, che ne è l’esclusivo ingrediente, viene tradizionalmente coltivato nei paesi mediterranei, che sono anche l’areale d’origine della varietà.
Ma il successo della pastasciutta e la crescente richiesta di grano duro ha promosso la coltivazione di questo cereale anche in luoghi molto diversi per clima e tecniche colturali.Gli USA ed il Canada meridionale sono diventati grandi produttori di grano duro, ma il clima freddo e continentale di queste regioni costringe gli agricoltori a posporre il periodo dicoltivazione (tradizionalmente invernale-primaverile).La semina avviene quindi in primavera ed il raccolto a fine estate, ma una trebbiatura così tarda espone al rischio d’intersecare l’arrivo delle piogge autunnali, che oltre a ritardare la maturazione della spiga (vetrificazione del seme) riempiono i campi di infestanti verdi che ostacolano il lavoro delle mietitrebbie.
Con il consueto pragmatismo ed il disinvolto ricorso alla chimica che contraddistinguono la cultura di questi paesi, gli agricoltori hanno introdotto l’uso del glyphosate in pre-raccolto. Ossia trattano, con un disseccante micidiale come il Round Up della Monsanto, le colture di grano duro appena 10-15 giorni prima del raccolto.
Questa procedura accelera il processo di vetrificazione del chicco e dissecca le infestanti, ma al contempo rende sterile il seme, e lo inquina irrimediabilmente con un potente agente chimico il cui uso in Europa è categoricamente proibito sulle colture destinate ad alimentazione. Continua a leggere
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