A Honolulu si è tenuta la «Quinta Conferenza internazionale sui detriti marini». Scienziati e biologi hanno fatto il punto sull’impatto sulla fauna delle microplastiche. Specie a rischio e sostanze chimiche liberate nei mari. Guardare agli esempi della Corea e del Nordeuropa
ll mondo produce ogni anno 260 milioni di plastiche. Buona parte diventa un rifiuto che finisce in mare.
Le pastiche sono materiali di lunga durata e restano nell’ambiente per centinaia d’anni (le cosiddette plastiche«biodegradabili» si frammentano solo più in fretta). E nuovi studi scientifici – citati sempre a Honolulu – mostrano come le microplastiche possono rilasciare sostanze chimiche che disturbano i sistemi endocrini, minacciando la salute delle specie marine.
Alcune specie di uccelli finiscono per nutrirsi accidentalmente di frammenti di plastica. Uno di questi è la procellaria artica, che opola le coste settentrionali dell’Atlantico e del Pacifico con milioni di individui. I frammenti di sacchetti, bottiglie, tappi vengono facilmente scambiati per cibo da procellarie e compagni, che normalmente si cibano di piccoli pesci oppure degli scarti alimentari delle navi. Lo stesso regime tocca ai pulcini d’albatros nutriti amorevolmente dai genitori con i detriti scambiati per cibo – finché muoiono di malnutrizione. «Il 95% delle procellarie artica studiate del mare del Nord hanno decine di pezzi di plastica nello stomaco» si legge nella ricerca, a cura dell’Istituto per le risorse ed ecosistemi marini dell’Università di Wageningen, presentata alla «Quinta conferenza internazionale sui detriti marini» tenutasi la settimana scorsa a Honolulu.
Il punto è che il mondo produce ogni anno 260 milioni di plastiche, ogni abitante dei paesi industrializzati ne usa circa 100 chili l’anno, i paesi in via di sviluppo sono sui 20chili. Buona parte diventa un rifiuto. Come impedire che finisca nei mari? Bandire l’usa e getta. Magari come la Corea del Sud che ha un sistema di responsabilità estesa del produttore: ogni fabbricante o importatore ha l’obbligo di riciclare una parte di ciò che mette sul mercato; nei 5 anni che il sistema è in vigore sono stati riciclati 6 milioni di tonnellate di rifiuti, di cui 70mila tonnellate di plastiche, con un beneficio finanziario che supera 1,6 miliardi di dollari. Oppure si può seguire l’esempio di Germania, Olanda e Paesi scandinavi dove funzionano perfettamente di vuoto a rendere delle bottiglie di plastica.
Fonte: Il Manifesto
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