Questa purtroppo è l’ultima pagina della rubrica I Denuclearizzati. Oggi continueremo a sottolineare come, a funzionamento normale, l’energia nucleare incida in maniera gravosa sulla salute della popolazione.
Ormai gli studi in tutto il mondo parlano di aumenti di gravi malattie e malformazioni nelle popolazioni nel raggio di km di distanza da centrali in funzione, o in quelle dismesse come quelle presenti sul territorio nazionale.
Uno studio finanziato dal governo tedesco e condotto da un gruppo epidemiologico dell’Università di Mainz ha portato ulteriori conferme. Su un campione significativo di persone esposte a quantità minime di radiazioni nucleari – i residenti in un raggio di 5 chilometri da ciascuna delle 16 centrali tedesche, in un arco di tempo di 13 anni, dal 1980 al 2003 – si è riscontrato un aumento di incidenze allarmante, soprattutto per quanto riguarda i bambini al di sotto dei 5 anni (+ 220% i casi di leucemia, + 160% quelli di cancro).
Un’altra voce che arriva dagli U.S.A. dal professor Ernest Sternglass, uno dei massimi esperti mondiali nel settore della radioattività, che ha scritto una lettera a Steven Chu, segretario all’energia degli Stati Uniti, per invitare il governo Obama ad abbandonare il nucleare. Da convinto sostenitore dell’atomo, il grande studioso fa marcia indietro riguardo agli effetti del nucleare sulla salute umana, scrive: gli scienziati hanno sempre sbagliato.
Secondo Sternglass, si tratta di: “…un errore tragico e poco noto che è stato fatto dalla comunità medica e dei fisici, come me, durante i primi anni della Guerra Fredda, che ha avuto un ruolo importante nella crescita enorme dell’incidenza di malattie croniche come il cancro e il diabete, e quindi del costo dell’assistenza sanitaria nella nostra nazione”.
Quale sarebbe l’errore? È stato quello di “presumere che l’esposizione a radiazioni della popolazione conseguente al funzionamento dei reattori nucleari non avrebbe alcun effetto negativo sulla salute umana”. Invece, le misure effettuate negli ultimi anni da un gruppo di medici ricercatori di Pittsburgh, porta a conclusioni opposte: “Questa ipotesi era basata sulla nostra esperienza di mezzo secolo di studi che non hanno mostrato alcun aumento rilevabile nei tassi di cancro per le persone che sono state esposte a raggi X a scopo diagnostico.
Ciò che non è stato compreso è che gli elementi radioattivi creati nella fissione dell’uranio, non hanno prodotto soltanto un piccolo aumento della quantità ricevuta dall’esterno come dose naturale di fondo. Invece, le particelle e i gas prodotti nel processo di fissione e rilasciati nell’ambiente provocano danni da radiazioni di gran lunga maggiori di quelli provocati dai raggi X usati a scopo diagnostico, poiché i prodotti radioattivi di fissione e gli ossidi di uranio sono inalati e ingeriti con il latte, l’acqua potabile e il resto della dieta, concentrandosi in organi critici del corpo”.
In pratica, il professore ammette che le vecchie misure di radioattività, e di interazione biologica, sono state fatte con i raggi X a scopo diagnostico. In pratica, con gli strumenti per le radiografie. Strumenti che hanno esposto i campioni non solo a dosi inferiori rispetto a quelle reali, ma anche a radiazione pura, e non, come avviene nella realtà, anche a isotopi di elementi chimici che non dovrebbero entrare in contatto con il nostro organismo.
“Così – continua la lettera di Sternglass – lo iodio-131 attacca la tiroide e danneggia la produzione di ormoni della crescita e favorisce il cancro della tiroide; lo stronzio-90 si concentra nelle ossa, dove danneggia il midollo ematopoietico, provocando la leucemia, nonché danni ai globuli bianchi del sistema immunitario che combattono le cellule tumorali e i batteri; il Cesio-137 si concentra nei tessuti molli come il seno e gli organi riproduttivi di maschi e femmine, e induce vari tipi di cancro in soggetti adulti, nei loro bambini, così come nelle generazioni successive”.
Cercando su internet ormai gli studi in tutto il pianeta danno gravissimi riscontri ai danni da radiazioni, e non serve elencarle tutte. Purtroppo, in Giappone gli scienziati parlano di rischio estinzione per le popolazioni dell’isola, ovviamente non oggi, ma le generazioni future verranno falciate, come del resto, l’ecosistema circostante. Mentre ieri, la “sincerissima” Tepco, parla di 8-9 mesi per ristabilire la situazione dei reattori, come se il nocciolo della questione fosse il riportare la centrale a regime, il pianeta si interroga sul domani.
Infine un articolo del quotidiano britannico The Guardian illustra come esistano altri tipi di effetti, ancora più a lungo termine, dell’esposizione alle radiazioni. Effetti che possono “causare cambiamenti in cellule lontane nello spazio e nel tempo da quelle colpite dalle radiazioni. Che sfidano l’attuale spiegazione sugli effetti delle radiazioni ma sono sconosciuti all’opinione pubblica. Che sono discussi dai biologi di tutto il mondo e sono soggetto di migliaia di articoli scientifici.”
Speriamo di incontrarci numerosi il 12-13 per il Referendum.
Matteo Piantoni per Palazzolo5stelle
Filed under: denuclearizzati, energia, nucleare | Tagged: centrali nucleari, no nucleare, nucleare |
Rispondi