Dal Corriere della Sera:
«Sull’autobus a quell’ora c’ero rimasta soltanto io. All’improvviso il conducente ha fermato il mezzo, è corso verso di me e mi ha violentata». Così, tra le lacrime, una donna di 41 anni, origini somale, naturalizzata italiana, ha trovato alla fine il coraggio di raccontare agli uomini della Squadra Mobile lo stupro subìto la sera del 31 gennaio scorso, lungo la via Prenestina: «Erano più o meno le dieci e mezza, stavo tornando a casa, non ho potuto reagire, non sono riuscita a sottrarmi a quella belva». (Continua a leggere tutto l’articolo qui).
Allora, ricapitoliamo. Non puoi uscire da sola la sera, non puoi passeggiare senza un accompagnatore, non puoi prendere i mezzi pubblici dopo una certa ora, non puoi neanche sentirti sicura in automobile perché quando torni a casa magari ti aspetta lo stupratore nascosto nell’autorimessa. Io stessa mi ritrovo pesantamente limitata, anche nel mio lavoro, a causa di questa penalizzazione nei miei spostamenti.
Chiariamo una cosa: è ora di cominciare a considerare i concetti di pari opportunità e di violenza come temi strettamente legati fra loro: non ci sarà mai parità finché metà del genere umano non avrà non solo le stesse opportunità ma anche le stesse condizioni di sicurezza e di mobilità dell’altro. Perché anche l’essere libere di spostarsi da sole è un elemento di indipendenza.
E non venitemi a dire che l’insicurezza è aumentata anche per i maschi perché le differenze statistiche su chi siano le vittime di violenza parlano molto chiaro.
La violenza sulle donne è un tema profondamente legato alla cultura di genere e il non accorgersene, gridando semplicemente all’offesa, è un atteggiamento ipocrita ed offensivo.
Dove sono le campagne educative di massa? Dove il divieto della non mercificazione del corpo femminile sui media? Dove l’insegnamento di educazione sessuale, magari nelle scuole della cosidetta rivoluzione (o involuzione?) Gelmini ?
Quando i numeri parlano chiaro, non esistono tragici incidenti fatali, esistono cause e conseguenze. E chi, potendo, non fa niente per eliminare le prime è moralmente corresponsabile di ciò che accade.
a cura di Giorgia Vezzoli
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