Una campagna di sensibilizzazione in attesa di lanciare una raccolta di firme e di sottoporre la proposta alla commissione comunale. È questo la strategia del Partito Democratico di Palazzolo per convincere l’Amministrazione civica a conservare la proprietà dell’acqua senza per questo infrangere gli obblighi di legge che impone di affidare la gestione del ciclo idrico ai privati.
L’escamotage per dribblare i rischi che la legge Ronchi immoli al business un bene essenziale, passerebbe attraverso la modifica dello statuto comunale. La proposta di emendare la «costituzione» municipale è stata respinta nell’ultimo Consiglio comunale dalla maggioranza di centrodestra. «Eppure – osserva Gabriele Zanni nella duplice veste di avvocato e segretario del Pd – fino a pochi mesi fa la Lega Nord aveva garantito che non avrebbe mai ceduto ai privati la gestione idrica. L’applicazione della legge Ronchi – entra poi nel vivo della questione Zanni – non impedisce di mantenerne pubblica la proprietà, controllando la gestione per impedire aumenti ingiustificati del servizio idrico per i cittadini». Un vantaggio non indifferente considerato che nei Comuni dove il servizio idrico è stato privatizzato le tariffe sono aumentate fino al 300%. Per il Pd, il Comune potrebbe mantenere la proprietà dell’acqua inserendo nello statuto un articolo che oltre a «confermare il principio della proprietà e della gestione pubblica del servizio idrico integrato», dovrebbe sancire «che tutte le acque, superficiali e sotterranee, anche se non estratte dal sottosuolo, sono pubbliche e costituiscono una risorsa da utilizzare secondo criteri di solidarietà».
La proposta, sostenuta dal Pd e da Palazzolo a 5 Stelle, ha fatto il giro di numerosi siti Internet, suscitando interesse per la semplicità con cui potrebbe contrastare gli effetti indesiderati del decreto Ronchi senza ricorrere a complesse procedure.
(fonte: bresciaoggi.it)
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