Poco tempo fa avevamo publicato un articolo molto interessante di Grillo sugli Ogm e sui pericolosi scenari che potevano aprirsi in Italia. Ecco cosa scrive Pietro Gorlani sul Bresciaoggi della questione OGM specificamente nella Bassa bresciana:
Già dalla prossima stagione di semina nei campi della Bassa bresciana potrà essere seminato mais Ogm, ovvero sementi geneticamente modificate. Possibile? Ma in Italia non era vietato? Sì, ma alcuni giorni fa una clamorosa sentenza del consiglio di Stato ha imposto al ministero delle Politiche agricole novanta giorni di tempo per concedere all’agricoltore di Pordenone che ha fatto ricorso (e poi a tutti quelli che vorranno) l’autorizzazione a seminare i propri terreni scegliendo tra le sementi di mais Ogm già approvate dall’Unione europea. Come prevedibile anche in Provincia si scatena il dibattito. Esulta l’Unione Provinciale Agricoltori (Upa) favorevole alla sperimentazione Ogm, con il presidente regionale Confagricoltura Franco Bettoni che assicura: «C’è la possibilità di iniziare la coltivazione di mais Ogm già in questa stagione di semina»; la Coldiretti è fermamente contraria e il vicepresidente regionale Ettore Prandini si appella al ministro Luca Zaia, molto scettico sugli Ogm. Posizione di mezzo quella della Cia (confederazione Italiana agricoltori) non pregiudizialmente contraria alla sperimentazione ma che nel contempo chiede più garanzie. Fortemente preoccupate invece le associazioni ambientaliste, con Legambiente Bassa bresciana in testa che parla di «rischi per la biodiversità e l’ambiente, per i prodotti tipici, per i piccoli agricoltori e anche per la salute».
IL FRONTE DEL SI’. Annibale Feroldi, direttore Upa Brescia, va al sodo. Perché si agli Ogm? «Perché sono resistenti a piralide e diabrotica e permettono l’impiego di minor diserbanti e quindi ne beneficerebbe anche l’ambiente; perché richiedono meno acqua delle piante tradizionali. E infine perché ovunque nel mondo si sta sperimentando l’applicazione degli Ogm e noi in Italia diciamo no a priori: noi non vogliamo introdurre l’Ogm in tutti i 60mila ettari coltivati a mais ma che almeno ci sia la possibilità di sperimentare la coltivazione in determinati campi, con dei controlli super partes». Per Franco Bettoni, la sentenza del consiglio di Stato «è una apertura insperata ma estremamente importante perché dovrebbe schiudere definitivamente le porte all’Ogm. Non esiste scienza che dimostra che gli ogm creano problemi. Anzi. Siamo la provincia che produce la maggior quantità di mais e con le sementi modificate possiamo migliorare la qualità dei nostri prodotti».
Interviene anche Aldo Cipriano (presidente Cia): «Non siamo per il no a priori, ma non possiamo andare subito alla liberalizzazione degli Ogm. Servono maggiori garanzie sulla non siamo in grado di esprimere delle sicurezza».
IL FRONTE DEL NO. Prandini condensa con chiarezza la sua contrarietà: «Le multinazionali sementiere hanno raccontato agli agricoltori che l’Ogm è la soluzione agli infestanti quali la diabrotica; si sappia allora che proprio la diabrotica proviene dagli Usa dove da 20 anni si utilizzano mais geneticamente modificati. Eppure sono stati intaccati dall’insetto». Secondo punto: «L’Ogm ha senso sulle grandi estensioni – aggiunge Prandini – ovvero Romania, Estonia, Ungheria, non in Italia, prima in Europa per rese ad ettaro. Anche se l’Ogm ci permette di aumentare la produzione di 5 quintali l’ettaro, pagato poi 13 euro al quintale, con 60 euro in più l’ettaro non risolviamo di certo la forte crisi della nostra agricoltura». Prandini ripete da anni le coordinate etiche di Coldiretti: «Diversificare le colture e puntare sulla qualità, per tutelare i nostri prodotti Dop che altri non hanno. Il futuro dell’agricoltura si distinguerà sulla qualità se ci omologhiamo agli altri paesi sarà difficile spiegare che i nostri prodotti sono migliori». Per questo Prandini si appella al ministro, affinchè faccia quadrato contro l’invasione dei semi modificati, ma chiede nel contempo di reintrodurre la concia per il mais, unico modo per risolvere il problema diabrotica e piralide. Assolutamente contrario anche Gabriele Pellegrini (Legambiente Bassa Bresciana) : «Seminare Ogm in Italia significa distruggere le possibilità di reddito di migliaia di piccole imprese che hanno tutto da guadagnare dai prodotti di qualità e dal tipico e non dagli Ogm. Significa fare un regalo alle solite grandi multinazionali. E poi perché non si tiene mai conto della popolazione, che per la maggior parte è contraria?».
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